giovedì 16 giugno 2011

La ricerca espreSSiva

     



Quello che costituisce uno degli aspetti della ricerca del gruppo R & Sie.D/B:L è la volontà di affermare l'impossibilità di pensare l'architettura ancora costituita da corpi integri, puri, identificabili: opponendosi a quelle forme architettoniche che si astraggono dal veloce mutamento della società in tutte le sue manifestazioni. Lo stesso François Roche, principale artefice della sperimentazione del gruppo, afferma più volte che "l'insieme dei mondi produttivi -medico, scientifico, artistico, naturalmente sessuale- oggi deve confrontarsi con i problemi di trasformazione, di ibridazione"; ed è proprio la nozione di ibridazione, lo strumento attraverso il quale il gruppo francese elabora le sue strategie.
Si potrebbe raccontare la loro ricerca attraverso due aspetti. Il primo legato alle nuove tecnologie, alla sfera del digitale, il secondo al contesto, all'iper-localismo. Questa duplicità non vuole far altro che sottolineare la loro visione, utilizzando le loro parole "il mondo è indistinto, tra virtualità e realtà, tra Terminator, Matrix e mia nonna casalinga".

L'architettura, come il paesaggio, diventa un corpo mutante, che rapita dalle possibili manipolazioni della materia, sottoposta ad ibridazione, a trasformazioni, nei processi di 'morphing' realizzati fondendo al computer la propria immagine con elementi naturali ed artificiali, perde la sua purezza uscendo dal suo stato di astrazione. Vere e proprie mutazioni dove non è possibile rintracciare il confine tra artificiale e naturale, virtuale e reale. L'obiettivo verso cui punta il gruppo francese è, dunque, quello di "territorializzare questi nuovi strumenti e legarli a dei modi di fare, a delle situazioni, a dei localismi, in breve di 'corporalizzarli'".

Il metodo applicato da R & Sie.D/B:L utilizza come punto di partenza l'analisi del contesto e la determinazione dei suoi aspetti più intimi; con questo, non intendono riferirsi ad operazioni di storicizzazione. Più che il luogo, come punto di connessione con la memoria del passato, l'atteggiamento che il gruppo si prefigge è del 'qui ed ora'.
Roche intuisce che "per elaborare le strategie base sui processi di mutazione in architettura, dobbiamo determinare una matrice, afferrare un corpo che possa assorbire 'sulla sua carne' le diverse trasformazioni successive". 
Diventa così la geografia il luogo, o meglio il corpo su cui operare, dove poter esplorare l'atto minimo, con quello che l'architetto francese chiama "fare con il fare meno" o "Making with to do less". La geografia, la cartografia, da pura rappresentazione del reale diventa l'interfaccia del reale, il mezzo della sua trasformazione.


Ciò spiega il suo interesse per indagini rivolte a discipline apparentemente distanti dal contesto architettoniche, che porta avanti con un atteggiamento di tipo 'inclusivo', stabilendo correlazioni con arti visive, cinema, fantascienza, etica ed in fine genetica. Il video degli Eames che mostra come la complessità delle galassie stellari sia in continuità con quella del corpo, spingerà Roche a spostare l'obiettivo delle sue riflessioni. Questo lo porterà a non prendere più in esame la contrapposizione tra locale e globale, ma, piuttosto, a porsi un nuovo interrogativo, l'etica e la genetica.






"Il concetto di corpo non è negato, pertanto, ma esacerbato, ipertrofizzato, e la pelle non deve più essere percepita come elemento di protezione di copertura, ma come superficie reattiva al contesto".
Molto del dibattito sulle implicazioni dell'architettura con i mezzi digitali è stato introdotto, gia da qualche anno, da Marcos Novak. Nel testo 'Transarchitectures and Hypersurfaces' spiega che le "Transarchitetture sono le architettura della transmodernità. Ho coniato io stesso i termini 'transarchitecture' e 'transmodernity' in modo da fornire un mezzo per discutere sulla situazione culturale globale in cui ci troviamo e su tutte le possibilità dell'architettura che abbiamo di fronte".  La Transarchitettura diventa così un tema di dibattito che verrà discusso in seminari, mostre, simposi e tavole rotonde.

Identificando cosa caratterizza un luogo con nuovi parametri come l'intensità dei flussi, i legami, il clima, le cose in prossimità, la territorialità in tutta la sua complessità, l'evoluzione sociale, noi siamo capaci di connettere lo strumento di visualizzazione e trasformazione al territorio".

Se il corpo sottoposto alla mutazione è la cartografia, è il territorio, il contesto di azione, allora è l'immagine; ed è proprio questa a giocare un ruolo fondamentale, attraverso la manipolazione fotografica, infatti, è possibile lavorare nel luogo stesso. Tutte le componenti naturali, la materia, il suolo, diventano plasmabili, liquide. "La pelle dell'immagine fotografica, cartografica, cambia, si modifica in una stessa superficie per aspirazione, in una stessa materia per estrusione, subisce le manipolazioni come per esempio il piegamento attraverso il gonfiamento. I Pixels, frammenti frattali del reale, si ricompongono in una serie di mutazioni genetiche".

Overflow, 1999.
Per il progetto del Memorial Museum di Soweto a Johannesburg lo stumento utilizzato è la 'piegatura', mentre per la risistemazione di un'area, destinata a residenze per artisti e spazi espositivi, nell'Isle de la Reunion nell'Oceano Indiano, è la 'contrazione'. Il 'gonfiamento' invece viene sperimentato per la stazione della metro di Belleville a Parigi ed infine in un particolare progetto per il web si utilizza lo 'scavo'.

Il progetto, a questo punto, non fa che svilupparsi in un continuo intreccio tra reale e virtuale, locale e globale, contestualizzazione e de-contestualizzazione.
Il sito internet 'www.new-territories.com'


sabato 21 maggio 2011

1#pensare sintetico

MATTONI POLIMERICI: la plastica riciclata al posto del cemento

Mattoni polimerici, la plastica riciclata al posto del cemento
Un gruppo di ricercatori europei ha sviluppato una tecnologia per la produzione di materiali da costruzione simili al calcestruzzo, partendo da polimeri provenienti dai rifiuti plastici. I mattoni innovativi saranno meno costosi rispetto ai mattoni tradizionali ed avranno una buona ricaduta sull'ambiente, trasformando i polimeri inutilizzabili presenti nei rifiuti in materiale economicamente vantaggioso.
All’inizio del 2008 sono stati raccolti in Europa 22 milioni di tonnellate di plastica usata: di questi, 10,4 milioni sono stati recuperati, riciclandoli come materiale oppure tramite il recupero energetico, mentre gli altri 11,6 milioni di tonnellate sono finiti nelle discariche. Almeno il 25% dei polimeri presenti nel totale dei rifiuti plastici sono inadatti al riciclaggio: purtroppo alcuni prodotti di plastica contengono polimeri che non sono adatti ai processi di rigenerazione e, per questi materiali, non è possibile operare la raccolta differenziata. Si cercano quindi soluzioni alternative per evitare lo spreco e recuperare quanta più plastica possibile. 
Un gruppo di ricercatori del Centro tecnologico lettone e dell’Istituto di meccanica dei polimeri dell’Università della Lettonia in collaborazione con Hormigones Uniland, un’industria spagnola del cemento, avrebbe individuato una soluzione ecologica per la gestione dei rifiuti della plastica destinata al mercato europeo. Avviato nel gennaio 2005 e finanziato dal programma europeo Eureka, il progetto si chiama Sandplast (Quality Building Materials From Polymer Waste) e ha sviluppato una tecnologia per la produzione di materiali che partendo dai rifiuti plastici poco o non riciclabili (per convenienza economica o altro) porta alla produzione di una nuova sostanza legante da utilizzare in edilizia, un materiale molto simile al calcestruzzo e con le sue stesse proprietà, anzi superiori. Utilizzando rifiuti di polimeri termoplastici sono riusciti a produrre una sostanza legante che, miscelata a filler inerti come la sabbia, permette di realizzare mattoni polimerici simili al calcestruzzo, ma privi di questo materiale, leggeri e con ottime proprietà isolanti. Il materiale da costruzione così ottenuto ha il vantaggio, rispetto al calcestruzzo, di assorbire una quantità inferiore d’acqua, risultando quindi più affidabile in particolari condizioni ambientali (clima gelido).

Un progetto simile è portato avanti anche da Sioplast International Corporation che dal 2005 ha brevettato un sistema produttivo per un materiale composito simile al cemento che incorpora sabbia silicea al 75% e polimeri termoplastici misti al 25% provenienti da rifiuti domestici tritati legati per mezzo di calore (300°C) e pressione. Nuovi impianti stanno avviandola produzione in Germania, Bulgaria e Lettonia.
Ma il calcestruzzo senza calcestruzzo non è l’unico materiale da costruzione innovativo che si può ottenere dalla lavorazione a partire ai polimeri presenti nei rifiuti. In Argentina è stata sviluppata una nuova tecnologia, messa a punto da un’equipe di ricercatori del Ceve - Centro de Vivienda Económica del Conicet , con cui si costruiscono case utilizzando mattoni realizzati con la plastica riciclata: riducendo gli scarti in frammenti e mescolandoli con il cemento Portland, si ottiene la produzione di un mattone più economico, più isolante e più leggero. 

Da Taiwan invece arriva in commercio un mattone polimerico che unisce l'architettura post-consumo con nuovi materiali ecocompatibili. Il sistema costruttivo per pareti Polli-Brick, progettato da Miniwiz e scelto come involucro per il Far Eastern Group Fashion Pavilion in Taipei per l'Expo 2010, si basa su contenitori in PET riciclato, che costituiscono il modulo base e possono essere assemblati per incastro grazie alla loro forma cilindrica sagomata per creare una struttura leggera e resistente che può essere usata come parete, tetto, come fonte luminosa o vasi portapiante. 
I materiali plastici hanno un ciclo di vita di lunga durata e costituiscono una forte minaccia per l’ambiente se non integrati in un processo di riuso o riciclo. L’ultima frontiera, in termini di ricerca e innovazione, è lo sviluppo di prodotti compositi, facili da utilizzare e adatti alle diverse esigenze: il mercato è in crescita ed oggi l’orientamento è rivolto alla ricerca di prodotti sempre più avanzati tecnologicamente ed ecologici.



qui 4 info:

venerdì 6 maggio 2011

Anima sintetica

PLASTICA - RICICLO - RIUSO       
Ecologia Urbana: ANIMA SINTETICA

Tutto è cominciato con un piccolo esemplare di materiale bruno nella mano di un uomo, per poi arrivare praticamente dappertutto, e  che la plastica sia dappertutto - in casa come al lavoro, al bar o per strada - mimetizzata al punto da non farci più caso, è una considerazione che appare persino banale. 

Il big bang dell'invasione dei polimeri sintetici è cominciato, ad ogni modo, con la bachelite, resina fenolica ottenuta dalla reazione tra i composti formaldeide e fenolo. Sviluppata nel 1907 dal chimico belga-americano Leo Baekeland, rappresenta il primo tentativo riuscito, dopo i precursori della celluloide e della gomma vulcanizzata derivati dalla lavorazione di elementi naturali,  di realizzare un materiale plastico completamente artificiale.
 
Grazie alle sue innegabili qualità, la bachelite ha avuto un successo clamoroso: resistente all'elettricità, al calore, alla rottura e chimicamente stabile, ha fatto la fortuna della fabbrica di Baekeland, nel New Jersey, che ben presto si è trovata a realizzare prodotti impiegati nelle palle da biliardo, nei quadri di comando, nei registratori di cassa, nei banconi e in ogni genere di dispositivo e marchingegno. 

Dopo questa primo rivoluzionario exploit, la famiglia della plastica, di cui l'enciclopedia online Wikipedia offre una voce piuttosto ricca di contenuti, si è allargata in maniera sostanziale: cellophane, PVC, polietilene hanno contribuito a costruire l'anima sintetica della società e del costume moderno.
 
E poi ancora il vestiario, con l'acrilico e il poliestere che hanno affiancato e spesso sostituito la seta e il cotone, gli involucri impiegati per la conservazione degli alimenti in cucina, le padelle ricoperte di teflon, il policarbonato di CD e DVD per software, audio e multimedia e l'onnipresente PVC, impiegato dalle carte di credito alle scarpe da ginnastica , passando per i rivestimenti di interni e i serramenti. 

Il mondo si è infine rivestito di plastica e le prossime applicazioni dei materiali sintetici sembrano fuoriuscire da visioni fantascientifiche: aerei costruiti con plastiche di nuova generazione, con polimeri a memoria di forma in grado di far allungare o accorciare le ali secondo necessità e nel bel mezzo del volo; microchip con i circuiti elettronici stampati direttamente sulla plastica piuttosto che sul silicio; display ripiegabili come quelli già in circolazione grazie all'e-paper di LG e Philips.
 
In perfetto stile transumano c’è poi l'evocazione alla possibilità di realizzare i composti base del sangue con materiali sintetici perché la natura della plastica è tale che è possibile creare una molecola molto simile all'emoglobina, cioè il tipo di cellule che trasportano l'ossigeno.
Ma lo sviluppo più promettente dei nuovi composti sintetici è rappresentato dalle cosiddette bioplastiche.
 
Per quanto la plastica abbia invaso il mondo, si stima che attualmente meno del 10% sul totale venga riciclata. Un pericolo per la biosfera sempre più sentito e dibattuto: il Worldwatch Institute stima ad esempio che ogni anno negli Usa vengano gettati 100 miliardi di sacchetti di plastica. 

Le bioplastiche rappresenterebbero quindi una sorta di ritorno al passato poiché realizzate a partire da materiale organico, con tutte le qualità di biodegradabilità che ne conseguono. 

Considerando che le materie plastiche non sono biodegradabili ,possono essere smaltite e riciclate ,è vero, ma i costi per questo processo sono alti , dispendiosi di energia e nocivi perché bruciando generano diossine, una mossa intelligente, aspettando la bioplastica, è il riuso di questo materiale .
Tutti consumiamo, è l’era del consumismo, anche se ci costa ammetterlo, se ci guardiamo intorno siamo avvolti dalla plastica e da oggetti ormai inutili che volentieri qualcuno getterebbe dalla finestra (se non lo fa già).
Ogni cittadino in Italia genera 540kg di rifiuti urbani l’anno, fisicamente un enorme montagna di rifiuti.
Di quello che utilizziamo il 20% viene scartato e oltre il 60% di ciò che scartiamo o buttiamo può diventare una risorsa.
Qualsiasi oggetto, anche il più banale, nasconde potenzialità estetico-funzionali che lo rendono fonte d’ispirazione e può diventare quindi qualcosa di unico.
La possibilità di lavorare con gli scarti, il riuso e la circolazione delle risorse generano benefici sia per l’ambiente che per l’economia.

 I rifiuti sono un nuovo tipo di materia appartenente alla modernità post industriale, una parte della materia che prima non esisteva. è singolare che oggi si possa parlare di rifiuti come qualcosa a parte, come quinto elemento, come qualcosa che va trattato al pari dell’acqua, l’aria, il fuoco la terra ( da:Franco La Cecla, Non è cosa, milano 2002 tramite Urbanvoids )
 Da queste riflessioni parte l’idea per il mio progetto di un ecomuseo della plastica e del riuso a Roma.

http://www.forumcompraverde.it

martedì 26 aprile 2011

LA SCACCHIERA Trash













BBBANG!!








...............PROVE BANG..................................



(...) Ora la bellezza del termine affioramento è nel suggerire un processo di disvelamento "al contrario". Come se il progetto si debba formare certo attraverso stratificazioni, ma invece che attraverso una modalità "dall'alto al basso" con una modalità dal "basso all'alto". Come un insieme di strati che affiorino, che emergano. (...)  Pubblicato su  Gomorra, n.6, maggio 2000 (pp. 35-36).

martedì 19 aprile 2011

domenica 17 aprile 2011

ADDITION


CASA A SANTA MONICA, 
F.O.GEHRY,1978

IL 1978 SEMBRA SEGNARE IL VIA DI UN RE-INIZIO PER GEHRY E LA SUA ARCHITETTURA ,DOPO UN PERIODO DI CRISI. CASA A SANTA MONICA E' LA CLASSICA VILLETTA CHE RISPECCHIA I CANONI DELLA PICCOLA BORGHESIA AMERICANA CHE GEHRY COMPRENDE MA RIFIUTA. TETTO SPIOVENTE, SU DUE PIANI, GIARDINO.
GEHRY DECIDE DI RISTRUTTURARLA ,POTEVA  DEMOLIRLA OPPURE MODIFICARE GLI SPAZI INTERNI, LUI AVVOLGE LA CASA CON UNA STRUTTURA A "U", UN RECINTO.
QUELLO CHE E' STATO (IL SUO PASSATO, LA SUA CRISI PERSONALE), NON VIENE RINNEGATO, LA VECCHIA CASA  NON VIENE DISTRUTTA MA TRASFORMATA, DILATANDO LO SPAZIO E ASSEMBLANDO.

Non  conta  molto il tipo di esistente architettonico a cui Gehry incastra il nuovo,  perché si tratta di un edificio come tanti. L’addizione è in primo luogo funzionale ed il volume esistente continua ad essere visibile da quasi ogni punto .Creato il recinto, lo si integra con la funzione abitativa soprattutto tramite le trasparenze create con evidenti bucature. Doppio scopo: precarietà del simbolico recinto in lamiera e riscontro della luce nel nuovo invaso? Forse, ma analizzando bene le bucature, esse stanno ad evidenziare il corpo preesistente, non togliendogli comunque il significato di fulcro dell’insieme. Gehry rispetta l’esistente, la cultura medio borghese del contesto in cui vive: la casa resta la casa, con le sue volumetrie preesistenti ben in evidenza; comunque si legga tutto l’insieme, il corpo aggiunto è esterno ad essa.Esalta la continuità che fascia lo spazio, senza tentare di inscatolarlo

INTORNO ALLA VECCHIA CASA SI CREANO NUOVI SPAZI, NUOVI DIALOGHI FRA INTERNO ED ESTERNO, UN TRASFORMARSI FLUIDO DA UNA FORMA ALL' ALTRA , DA ARCHITETTURA A PAESAGGIO,DA L PAESAGGIO ALL'IMMAGINE , DALL' IMMAGINE ALL' OGGETTO. LA SPAZIALITA' RISULTA DEFORMATA, DILATATA.
UN LATO DELLA CASA RESTA INTATTO, AL PIANO TERRA CREA UNO SPAZIO DIAFRAMMA DI ENTRATA, SUL GIARDINO RETROSTANTE LA FORMA SI COMPLETA CON UN PORTICO GALLERIA. L' ENTRATA, LA CUCINA, LA SALA DA PRANZO, LO STUDIO SONO TUTTI SPAZI PERCEPITI DAL CENTRO .AL PIANO SUPERIORE L'ADDIZIONE E' COMPLETATA DA TERRAZZE E CAMMINAMENTI.


LA RESIDENZA DIVENTA UN BANCO DI PROVA PER UNA SERIE DI ESPERIMENTI DI TIPO ASSEMBLATIVO. GEHRY FA UNA SCELTA PRECISA E PROVOCATORIA, AVVOLGE LA CASA CON PANNELLI DI LATTA, RETI METALLICHE, FOGLI DI COMPENSATO , LEGNO GRAZZO, MATERIALI POVERI, I RIFIUTI, GLI SCARTI. CIO' CHE LA SOCIETA' PRODUCE MA NON ACCETTA ESTETICAMENTE LUI LO ESALTA.


PER GEHRY OGNI MATERIALE HA UN SUO VALORE, UN ENERGIA, UNA FORZA VITALE.
<< ANNI FA  UN GIORNALISTA MI HA CHIESTO DOVE TROVO L'ISPIRAZIONE....SENZA PENSARCI GLI HO RISPOSTO , IL CESTINO DEI RIFIUTI: GUARDI DENTRO ,PENSI A QUANTE CAVITA' , QUANTE SUPERFICI, QUANTE  FORME SI CREANO IN UN CESTINO DEI RIFIUTI...........L'ISPIRAZIONE SI PUO' TROVARE OVUNQUE>>
E' AFFASCINATO DAL MISCHIARE, DAL FONDERE, ASSEMBLARE MATERIALI DIVERSI, DALLA POP ART, DALLE OPERE DI RAUSCHENBERG ,DAI COLLAGE E DAI PAESAGGI RESIDUALI (AL BILBAO E' GEHRY A SCEGLIERE UN AREA POVERA E DEGRADATA PER IL SUO PROGETTO )CREA UN LINGUAGGIO FATTO DI SEGNI DEGRADATI DEL PAESAGGIO URBANO, DELLE PERIFERIE , DEI LUOGHI MARGINALI, QUELL'IDEA DI PAESAGGIO CHE CHIAMA CHEAPSCAPE.

NELLA  CASA DI SANTA MONICA GEHRY MOSTRA LA FORZA DEGLI ELEMENTI COSTRUTTIVI RESIDUALI, DI SCARTO, I LAYER  DI CUI LA CASA E' COMPOSTA, L'ASSEBLAGGIO DEI MATERIALE E DEI PEZZI RICICLATI , LA DILATAZIONE DELLO SPAZIO E IL CREARSI DI NUOVI SPAZI. LA CASA  E' UNO SPARTI ACQUE, RAPPRESENTA UN MOMENTO DI ROTTURA ,UN SALTO PER I SUCCESSIVI GRANDI PROGETTI DI GEHRY.

 

domenica 10 aprile 2011

CREATIVI

                                                       
                                                           LISA FOO&SUSIM MAH
                                                 bottiglie di plastica riciclata e fili di nylon
  













Sculture luminose, forme astratte piene di simbolismo, figure eteree e misteriose che si ispirano al mondo marino e alla profondità dell'oceano. Sculture e  istallazioni realizzate con bottiglie di plastica riciclata , fili di nylon e lampade al led a basso consumo. Migliaia di bottiglie di plastica gettate nei fiumi, nei mari si trasformano in suggestive opere d'arte. Opere che racchiudono la natura intrinseca del materiale plastico, riuscendo allo stesso tempo a generare emozione nell'opera creativa.

SCARTO CREATIVO : TRASFORMAZIONE / RECUPERO / RIUSO


L'idea di TRASFORMAZIONE / RECUPERO / RIUSO  è quanto di più duttile ci sia e si offre ad infinite varianti. Non occorre produrre continuamente "altro" è possibile rigenerare e regalare nuovi significati a ciò che per la società del "prendo,consumo,butto", ha chiuso il suo ciclo.
E' un atto poetico per eccellenza sottrarre allo scarto definitivo e prolungare la vita a ciò che sembra aver concluso il suo tempo, il suo ciclo vitale. Se osservati attentamente i rifiuti acquistano valore, un nuovo senso e creative possibilità di riutilizzo. Ogni oggetto conserva  tracce del passato, porta con se ricordi, emozioni, storie di vita di chi l'ha posseduto. Metaforicamente richiama il senso di perdita, di abbandono e poi la rinascita.
Partendo da ciò che gli altri hanno dato per inutile e hanno scartato è possibile reinterpretare il rifiuto come qualcosa di unico e che diviene espressione creativa.
Lo scarto, il rifiuto può essere interpretato con una doppia lettura: un valore aggiunto di positivo progresso e benessere della società, oppure lo scarto come eccesso produttivo, presagio di nuovi mali.  Molti artisti negli ultimi cent'anni di storia dell'arte hanno operato in questo senso: A.Warhol, i collage dadaisti, i ready- made di Man Rey , le sculture di Picasso, i quadri di plastica bruciata di Burri, gli scarti industriali di Arman, i dipinti di Rauschenberg fino ai resti dei pasti sui tavoli che D.Spoerri trasformava in quadri. La storia continua con le mensole di H.Steinbach e Micheal Rakowitz che realizza ripari per homeless fatti con i materiale più reperibili della storia ,che si trovano ad ogni latitudine del globo, sacchetti di plastica gonfiati con aria .  

                                                                       MAN RAY
                                                                       M. DUCHAMP
                                                                           A.BURRI

                                                                 RAUSCHENBERG
                                                                      A.WARHOL
                                                                     M.PISTOLETTO
                                                                    M.PISTOLETTO
                                                      ARMAN ARMAND FERNANDEZ
                                                       ARMAN ARMAND FERNANDEZ
                                                                HAIM STEINBACH
                                                            MICHAEL RAKOWITZ

Oggetti e  materiali di scarto vanno a costruire l'habitat concettuale che propone una riflessione critica circa la società del consumismo e la possibilità di RI-ciclare, RI-creare,RI-usare, RI-cercare, RI-pensare e RI-appropriarsi dell'interpretazione della città (del pianeta) ,vista non come un cassonetto dove buttare al volo cose ma come una casa da rispettare e preservare.

martedì 5 aprile 2011

sopralluogo dell'area scelta...........URBANVOIDS_12








L'URBAN VOIDS _12 è situato all'incrocio tra via dell'arco di Travertino e via  Grottaferrata, affaccia a N/E su un' asse viario importante, ben collegato con mezzi di trasporto pubblico, l'adiacente fermata della metro A "arco di Travertino" e la fermata del bus.  L'area non presenta dislivelli, a S/E affaccia su una porzione di verde spontaneo ,incolto e masse arboree. Attualmente l'area è utilizzata come deposito di materiali edili. 
Da segnalare è la presenza di un cantiere dove sorgerà un parcheggio interrato e in superficie una piazza coperta ad uso pubblico. I mq in superficie dell'area adiacente saranno recuperati e destinati a parco pubblico.Si tratta di un progetto in  fase di realizzazione per la riqualificazione dell zona .
Data la vicinanza di progetti di riqualificazione,  l'URBAN VOIDS_12 ,potrebbe contribuire alla risoluzione di problematiche della zona , alla crescita del quartiere e diventare un polo attrattivo.